D&D e la stampa italiana nei primi anni '80

 Articolo apparso sul quotidiano "La Stampa" - Tutto libri - del 05/03/1983

Segue trascrizione dell'intero articolo senza modifiche:

 Lettere e telefonate: "Parlateci ancora di D&D". Le notizie fondamentali le abbiamo date su questa pagina sabato scorso. Vediamo cosa si può aggiungere.

D&D sta per "Dungeons & Dragons" Dungeon vuol dire "segreta" s'intende tenebrosa , d'un castello ma può essere un sotterraneo qualsiasi, purchè tenebroso. dragon non vuol dire "dragone" bensì "drago" "Dungeons & Dragons" allude a ingredienti di storie fantastiche, medievaleggianti.

Tutta la forza del marchio sta nell'allitterazione (Nel discorso, ripetizione spontanea o ricercata (in tal caso a fini per lo più di onomatopea) di lettere o sillabe (o semplicemente di suoni uguali o affini), in una serie di due o più vocaboli)

Altri giochi della stessa famiglia hanno nomi allitterati: Worlds of Wonders, Call of Cthulhu, Villains and Vigilantes, Tunnel & Trolls, Man Myth and Magic, Pirates and Plunders.

D&D è un prodotto della TSR Hobbies inc, TSR sta per Tactical Studies Rules indirizzo P.O. Box 756 Lake Geneva, Winsconsin 53147 USA. Fondatore della TSR e inventore di D&D un signore che risponde al bel nome di Gary Gygax (altra allitterazione).

D&D è sul mercato USA dal 1974, alcuni l'hanno descritto come capostipite del "Fantasy Games" una sottospecie di "war games" ambientati non in epoca Napoleonica, contemporanea... bensì nel mondo di fantasia medievaleggiante che dicevamo.

Il riferimento a Tolkien è obbligatorio e appropriato. In alcuni giochi venuti sulla scia di D&D il riferimento al "Signore degli anelli" è esplicito: War of the ring" (la guerra dell'anello) è prodotto dalla SPI su licenza della Tolkien Enterprise. Ma la fantasy è un mondo senza confini: si considerano ispirati direttamente a D&D, indirettamente a Tolkien, film come "I predatori dell'arca perduta" e Conan il Barbaro.

D&D appartiene tematicamente alla famiglia del "Fantasy Games" come struttura ha poco a che vedere coi giochi di simulazione strategica (siano "War Games" in generale siano "Fantasy Games").

D&D non è un gioco di simulazione strategica, bensì un RPG, quest'ultima sigla  sta per "Role Playing Games" che si traduce "giochi di ruolo". Una definizione di RPG può essere quasta: giochi in cui l'attrezzatura è ridotta al minimo e le regole stesse sono elastiche. Stando all'esempio di D&D, un capogioco fornisce indicazioni sommarie di situazioni romanzesche, un'ambientazione (sotterraneo), uno scopo (liberare una principessa, trovare un tesoro) vari pericoli (draghi, orchi,streghe e simili) può disegnare una mappa (board o tavoliere).

I giocatori generalmente sono quattro e ciascuno si sceglie un ruolo o una "Maschera" (guerriero, mago, sapiente, ladro) può avere un segnaposto-statuina (figurine). Si gioca con spirito di collaborazione contro il destino, si accumulano punti di esperienza raggiungendo livelli di esperienza, si inventano soluzioni, si affrontano battaglie e duelli, giudizi di Dio, ordalie in cui ha un certo peso il punto di partenza, ha un certo peso il livello di esperienza, ha un certo peso il tiro dei dadi (dadi speciali a 4, 8, 20 facce) ma ha peso determinante la decisione del capogioco, senz'ombra di intenzione blasfema il capogioco alcuni lo chiamano Master (Maestro) altri God (Dio). Non ci sono limiti di tempo, una partita può durare due o due anni.

Buone informazioni si trovano in un libro di Ian Livingstone intitolato "Dicing with Dragons" letteralmente "Giocare a dadi coi draghi" ma ancora una volta e l'allitterazione che conta. Roitledge and Kegan Paul, Londra 1982, pagg 216 sterline 3,95.

La fortuna di D&D non è stata travolgente agli inizi, la rivista specialkizzata per i cultori di D&D "White Dwarf" (Nano bianco) ha cominciato ad uscire nel 1977 con una tiratura di 4000 copie, ora è un mensile che si è attestato sulle 20000 copie.

In Gran Bretagna D&D si è imposto solo negli ultimi anni "The Times" gli ha dedicato un paginone descrivendolo come novità rivoluzionaria nel campo dei giochi e come mania collettiva (58000 copie vendute in Gran Bretagna nel 1982) da non prendere sottogamba nel campo del costume. 

Ma quando? L'undici dicembre scorso, nel mondo veloce in cui viviamo un gioco americano che si afferma in gran bretagna sei o sette anni dopo il lancio si può definire un gioco di fortuna non travolgente.

In Francia come va? Sembra che dovrebbe andare quest'anno. A gennaio a Parigi c'è stato il salone del giocattolo (che precede di poco quello di Norimberga) e una delle notizie che hanno colpito espositori e visitatori è stata questa: una ditta Francese si è assicurata l'esclusiva per la distribuzione di D&D in Francia, impegnandosi a produrre e venderne un numero di decine e migliaia di copie che molti hanno giudicato pazzesco.

In Italia, D&D, è distribuito per ora dalla Selegiochi di Milano che ha in catalogo altri "Fantasy Games" e "playing-role Games". C'è già  un RPG italiano, si chiama "VII Legio" (latino: settima legione) è stato inventato da Marco Donadoni e viene prodotto della International Team di Mazzo di Rho.

Nei negozi di "i giochi dei grandi" delle grandi città si trovno a prezzi variabili sulle 40000 lire, le scatole di D&D e le scatole del "seguito" "advanced D&D" senza traduzione dei testi. Ciascuno di questi di questi testi (uno per D&D, tre per il seguito) è una sberla di 100 cartelle dattiloscritte fitte. Chi non legge correntemente l'inglese non ce la fa. Mettersi a tradurle è come affrontare un testo tecnico specialistico di 500 pagine abbondanti. in Italia ci vorrà un editore librartio con esperienza e strutture ben rodate, pena un pasticcio irrimediabile.

A Modena come dicevamo, D&D ha avuto il suo primo successo bruciante e ha il battesimo del primo torneo italiano. Sarà un fuoco di paglia locale? o innescherà una reazione a catena che porti D&D a un grosso successo anche da noi?

Stiamo a vedere, può succedere di tutto, D&D è un gioco altamente socializzante (ben visto nelle scuole  elementari britanniche dai pedagogisti d'avanguardia) ma certi RPG si possono giocare in solitario, D&D è un gioco magico antitecnologico, ma in certi RPG il Master-God può essere sostituito da un computer.

Di una cosa siamo certi, di D&D si parlerà molto, è il tipico gioco di cui parlare come di una nuova moda o nuova moda culturare. Si faranno moralismi, non c'è come i giochi per tirare i nervi, per far saltare i nervi. Negli ultimi mesi abbiamo visto levate di scudi contro "Diplomacy" perché insegna a tradire gli alleati, abbiamo visto gente rispettabile che insulta chi chi gioca a scopone scientifico piuttosto che scopone normale.

Contro D&D si sono già scagliati a suo tempo saggisti e cronisti che non amano Tolkien la "fantasy" e annessi (annessi ideologici con implicazioni politiche) lo "escaplam" (gusto di evadere dalla realtà). Contro D&D si potranno scagliare coloro che (per dirla con le gategorie di Callois) amano l'alea (azzardo) e la competizione ma non la "mimicry" (maschera).

Pensiamo sia vitale aver preferenze e sia igienico aver antipatie, non abbiamo mai nascosto il nostro fastidio per chi crede di credere ai giochi "creativi". In un libro recentemente tradotto da Bompiani "Il declino dell'uomo pubblico" di Richard Sennett (pp 261 Lire 18000) crediamo di aver trovato un modo elegante per rivoltare la frittata. La maschera non necessariamente comporta gioco "creativo" contrapposto al gioco "con regole". La maschera come abbigliamento rigidamente formalizzato serve per incontrarsi senza ferirsi.

"Per parte mia - scrive Sennet - definirei la civiltà come l'attività che mette gli uni al riparo dagli altri e che tuttavia consente di fruire della reciproca compagnia. Portare una maschera è l'essenza della civiltà

Portare una maschera è giocare a un RPG.

Giampaolo Dossena 

 

Che il D20 vi sia sempre favorevole!

Fabrizio Gemma



 

 

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