Intervista a... Fiorenzo Delle Rupi

Fiorenzo Delle Rupi



Oggi siamo lieti di ospitare sul nostro blog, un altro professionista, attualmente si occupa della traduzione dei manuali di D&D 5° edizione, per conto di Asmodee Italia.
Fiorenzo ha accettato di dedicarci un po’ del suo tempo per rispondere alle nostre domande e noi gli siamo grati. E ci ha regalato una notizia ufficiale riguardante la prossima uscita per D&D 5e.
Cominciamo con le domande:

1) Ciao Fiorenzo Delle Rupi, raccontaci un po’ di te.
Ciao e grazie mille dell’invito a fare due chiacchiere, nessuno pensa mai a invitare i poveri traduttori :)
Presentazione telegrafica: vivo nelle campagne umbre, a poca distanza da Perugia, dove il verde fornisce un bonus di tranquillità con cui affrontare lo stress del lavoro. Mi occupo delle edizioni italiane di Dungeons & Dragons a partire dai primi anni del 2000, con l’edizione 3.0, ma oltre a quello curo le edizioni italiane di buona parte dei titoli di Asmodee Italia, dalle linee di Fantasy Flight Games come Il Trono di Spade, Arkham Horror e i giochi di Star Wars, a quelle di CoolMini or Not, come Zombicide e A Song of Ice and Fire. A intervalli meno regolari ho collaborato o collaboro con altre case editrici del mondo del gioco come Giochi Uniti e Wyrd, su titoli come Pathfinder, 13th Age, Trudvang Chronicles. Sono attivo anche sul fronte fumettistico, con alcune collaborazioni con Panini Comics, RW Lion Edizioni e Star Comics; completa la panoramica qualche incursione molto sporadica nel filone delle serie televisive e dei videogames. Ho inoltre il piacere di collaborare con news e recensioni al circuito web di badtaste.it, e con il “distaccamento” fumettistico di badcomics.it in particolare.
Al di fuori delle attività professionali, che dire? Sono un tipo abbastanza tranquillo, ripartisco quel poco di tempo libero che mi resta tra animali domestici, un po’ di trekking, pub, birre, scacchi e... sessioni di GdR e board games, e il cerchio qui si chiude!
In foto il nostro amico Fiorenzo delle Rupi alle prese con un Heroquest gigantesco!

2) Quando e come è successo di diventare traduttore?
Ho mosso i miei primi passi proprio con D&D, al crepuscolo della seconda edizione, che allora aveva appena fatto capolino in Italia con i primi prodotti di 25 Edition. Mi trovavo a una delle primissime edizioni di Lucca Games, a fine anni 90, presso lo stand dell’allora club di Star Wars (Star Wars è una passione/ossessione ancestrale dalla quale ho scoperto col passare degli anni di non poter prescindere). Eravamo vicini di stand con Massimo Bianchini e gli altri dello staff, e tra un rotolo di nastro adesivo preso a prestito e un caffè offerto, si finiva per chiacchierare inevitabilmente di traduzioni. Loro avevano bisogno di poter tradurre/produrre diverso materiale in tempi serrati, io non avevo prospettive di lavoro valide all’orizzonte nell’immediato, e così, per dirla alla Obi-Wan Kenobi, “feci il mio primo passo in un mondo più vasto.”
In foto alcuni lavori di Fiorenzo

3) Tradurre uno dei prodotti di punta nel mondo dei GDR ti mette pressione, oppure vivi la cosa con tranquillità?
Domanda interessante, alla quale è difficile fornire una risposta esaustiva. In genere mi “metto pressione da solo”, nel senso che sono consapevole del fatto che D&D è un titolo molto speciale, che merita tutta l’attenzione e la cura del mondo, quindi mi impongo di vagliare tutte le opzioni, controllare e ricontrollare scelte e soluzioni e fornire al team di revisione quanto meno una rosa di scelte più ponderata e motivata possibile, in modo da agevolare il loro compito per quello che posso. Ma al di là di questo, quasi vent’anni di lavoro sul prodotto mi permettono di affrontare ogni nuova impresa con un minimo di tranquillità, sì.
Una fonte di tensione più “tradizionale” ed esterna, invece, non viene tanto da D&D in sé quanto dai meccanismi generali che caratterizzano da sempre questo settore: gestire le tempistiche, rispettare le scadenze, ammortizzare le direttive, i cambiamenti di rotta o le riscritture dell’ultimo momento che giungono da oltreoceano... Vivo e soffro con particolare intensità questo aspetto!
Da questo punto di vista mi viene in soccorso il resto dello staff: Massimo, Chiara, Nicola e tutto il resto del team di revisione e supervisione sono dei “guardiani protettori” notevoli che fanno sforzi sovrumani per filtrare tutto questo genere di complicazioni alla fonte e consentirmi di lavorare con la maggiore tranquillità possibile, quindi ho un discreto debito di gratitudine con loro anche per questo.
In foto i manuali del giocatore dalla 3° edizione alla 5°

4) Ti affidi a collaboratori? Per tradurre al meglio, ti affidi alla terminologia di tutta la manualistica di D&D uscita dagli anni 80 oppure solo alle ultime edizioni?
Per D&D cerco di fare tutto personalmente; è richiesto che un volume abbia un suo stile uniforme, e mettere in sintonia pezzi scritti da mani diverse richiederebbe da parte mia e dei revisori un impegno aggiuntivo che a conti fatti finirebbe per rallentarci invece di agevolarci nelle tempistiche (la scoperta dei lunghissimi e complessi controlli a cui ogni prodotto viene sottoposto negli USA, tra l’altro, ha reso nulla questa potenziale questione).
Nel campo dei board games più in generale, invece, capita spesso che la fase di traduzione intellettuale/creativa sia solo una delle tante fasi che comprendono incasellamento dei testi, liste di parole chiave e frasi ricorrenti, disposizioni in ordine alfabetico e così via. In quelle occasioni mi capita di frequente di delegare queste fasi a qualche collaboratore, cosa che mi consente di dedicare più tempo e attenzione al processo di traduzione vero e proprio.
Quanto ai riferimenti alle edizioni passate di D&D, di mio riesco a orientarmi con efficacia per quello che riguarda le edizioni a cui ho lavorato personalmente, vale a dire 3.0, 3.5 e 4.0. Se un termine ha fatto capolino in un volume di queste edizioni, è abbastanza probabile che riesca a rintracciare come e dove è comparso, e come è stato tradotto. In caso di riferimenti alle edizioni precedenti, la palla passa al circolo degli overlord supervisori, che vantano un bagaglio culturale e un’esperienza superiore alla mia su quel fronte.

5) Qual è il GDR che avresti voluto tradurre oltre quelli su cui hai già lavorato?
Mi riallaccio all’ossessione di cui si parlava in apertura: un giorno o l’altro mi piacerebbe spezzare la maledizione che incombe sul gioco di ruolo di Star Wars nel nostro paese! Riuscimmo a lanciare l’allora “Saga Edition” in d20 di Wizards of the Coast verso la fine degli anni 10 con 25 Edition, ma la casa editrice cessò di lavorare sui giochi di ruolo di lì a poco e la linea fu abbandonata. Ora sembrava che si potesse procedere con l’edizione Fantasy Flight Games con Asmodee Italia, ma sembra che tutto sia sospeso nel limbo anche stavolta. Dotare l’Italia di un’edizione stabile del GdR di Star Wars è uno dei miei grandi sogni, mi sono spinto a dire che sarei pronto a investirci di mio donando o agevolando al massimo il lavoro di traduzione pur di poterlo lanciare a dovere!
Un altro GdR che amo in modo particolare è Changeling: The Dreaming della White Wolf: complici alcune bellissime partite fatte come giocatore in gioventù, le atmosfere a metà tra il sognante e il sofferto e i richiami alla mitologia irlandese, si guadagna senz’altro un posto particolare nel mio cuore.
Completa la trilogia dei desideri una qualsiasi incarnazione ruolistica del mondo di Conan di Robert E. Howard. È un’altra passione di vecchia data, che peraltro ho potuto rispolverare di recente curando gli adattamenti a fumetti dei romanzi editi da Star Comics, quindi c’è un discreto bagaglio culturale sulle terre di Hyboria che potrebbe essere messo a buon uso.
In foto una delle passioni di Fiorenzo, Conan il Cimmero!


6) Cosa ne pensi di questo periodo così fiorente per il GDR, pensi che possa lentamente scemare oppure è destinato a cavalcare l’onda per molto?
La prima reazione istintiva è “era anche ora!”, nel senso che non credo che il GdR sia particolarmente cambiato nell’arco dei decenni: è sempre stato così. Ma per una combinazione di fattori quanto mai disparati, dalla mentalità dominante alla difficoltà di divulgazione agli ostacoli di comunicazione, era sempre stato difficile farlo percepire per ciò che è a un vasto pubblico. Complice l’onnipresente web, nel momento in cui è diventato più facile far circolare informazioni dirette, entrare in contatto con altri giocatori e appassionati e attingere ai bacini più vasti del materiale e delle iniziative straniere, la strada improvvisamente è diventata in discesa, ed eccoci qua.
Quanto al futuro, fare previsioni su un fenomeno così vasto, e per certi aspetti anche inaspettato, è veramente difficile. Se dovessi dare retta al buon senso, ipotizzerei che nessuno slancio può durare all’infinito, quindi è possibile che prima o poi la crescita rallenti o quanto meno si assesti su una determinata fascia. Per contro, credo che anche in una fase stabilizzata o di “calma”, il settore dei GdR e dei board games, grazie al recente rinascimento, sia comunque riuscito a raggiungere numeri e notorietà sufficienti a farlo vivere senza difficoltà per molto tempo a venire. Poi magari i fatti mi smentiranno e la crescita continuerà senza fermarsi (cosa di cui ci faremmo tutti una ragione!) oppure potrebbe subire un calo. Ma l’istinto mi suggerisce che almeno nel futuro prossimo assisteremo a una crescita più attenuata e a un assestamento, che garantiranno comunque una certa stabilità.

7) Attualmente stai giocando di ruolo? Se sì, a cosa?
Combattere per trovare il tempo di farlo è sempre più difficile, ma non voglio darla vinta al mondo su questo punto! Partecipo, anche se con una certa discontinuità, a qualche tavolo di D&D masterizzato da amici (ho un’avversione ancestrale per le classi di incantatori, quindi rigorosamente ladri, barbari e guerrieri). Più raramente riesco a fare da DM, ma l’unica soluzione per riuscirci con il tempo limitato a disposizione è giocare la stessa campagna (setting di Dragonlance) con gruppi diversi di volta in volta. Soluzione che da un lato è triste perché si perde l’aspetto creativo della veste di Dungeon Master, ma dall’altro è un esperimento molto interessante, perché ti consente di vedere come giocatori e personaggi diversi, messi nella stessa situazione, possano dare vita a sviluppi e scelte completamente diverse. In più, questo mi ha permesso di limare e affinare di volta in volta la campagna negli aspetti meno funzionali, quindi col tempo è emersa una campagna abbastanza “foolproof”.
in foto una piccola parte della biblioteca di Fiorenzo
in foto la seconda parte della biblioteca o sarebbe meglio chiamarla Ludoteca di Fiorenzo

8) Ti sei mai “pentito” di aver tradotto dei termini e accorgerti che avresti potuto usare una terminologia ben diversa e magari più azzeccata? (ma ormai il gioco era pubblicato)
A mia memoria no, ma per il semplice fatto che è molto raro se non impossibile che la scelta definitiva dei termini nei prodotti pubblicati sia esclusivamente mia. Tutte le scelte di terminologia, nel bene e nel male, avvengono a un piano più alto del mio, io nella stesura che consegno fornisco la mia proposta (o più proposte, in caso di termini dubbi/complessi), ma non ho nessuna garanzia che il termine da me scelto poi diventi quello finale, quindi è difficile avere rimpianti su quel fronte!
Più generalmente parlando, un aspetto particolarmente spinoso di cui tenere conto è che sia D&D che tutti gli altri giochi che prevedono espansioni e uscite successive sono un’opera in continuo divenire: non hai mai la certezza di lavorare sul corpo definitivo di materiale, dietro l’angolo potrebbe sempre annidarsi una nuova uscita... con tanto di nuovi termini. Potresti decidere (faccio il più banale degli esempi) che l’ipotetica capacità Divine Seeker possa suonare meglio come Agente Divino piuttosto che come Cercatore Divino, per poi scoprire in un volume successivo che compare il Divine Agent e ritrovarti nei guai. L’unico modo per ovviare a questo problema è attenersi sempre alla scelta più letterale possibile, anche se magari a livello di stile o di eleganza potrebbe esserci di meglio, ma nei testi di gioco la funzionalità tecnica deve avere la precedenza sull’estetica. Quindi tornando alla domanda originaria, qualsiasi soluzione che per i motivi più disparati finisca per deviare da quella letterale è fonte non dico di rimpianto, ma sicuramente di un pizzico di inquietudine.

9) Hai una “cultura” nerd/geek alle spalle? Oppure ti sei formato per lavoro?
No, era nel sangue da sempre! Credo di avere vissuto tutti “riti di iniziazione” della mia generazione e anche parecchi di quelle successive... dalla prima ondata di fumetti Marvel dell’Editoriale Corno ai film di Star Wars originali al cinema, dalla scatola rossa di D&D ai videogames su Commodore 64 e Amiga, dal Signore degli Anelli in versione romanzo e cartone animato a quello della trilogia cinematografica... “Io ero lì, Gandalf!” :)
A questo proposito, un atto di ostinazione di cui vado particolarmente fiero è essere riuscito a fare accettare la mia tesi di laurea su The Lord of the Rings in un’epoca in cui la trilogia cinematografica doveva ancora essere concepita e buona parte del corpo docente universitario ne aveva sentito parlare solo come testo “politicamente rivendicato”. Dovetti insistere non poco per fare capire che non era così, ma alla fine ne uscì un buon lavoro e i docenti apprezzarono l’approccio puramente letterario e mitologico della mia analisi dell’opera. Paradossalmente, quella che per tutti noi è la chiave di lettura più naturale del mondo, per loro allora era un punto di vista inedito.
Per contro, almeno in certi filoni è stato il lavoro a integrare alcune mie lacune culturali. Per esempio, non essendo un grande appassionato di horror, non avevo mai approfondito più di tanto le opere di Lovecraft. Dopo una serrata dieta di titoli Fantasy Flight Games a tema Arkham, ho necessariamente sviluppato una discreta esperienza al riguardo... e anche una discreta biblioteca!

10) Non ti fosse capitato di avere una carriera professionale nell’ambito del gioco intelligente, cosa avresti scelto di fare?
Il fumetto è l’altra metà del mio cielo. Forse come passione è perfino superiore al gioco, perché la componente narrativa e quella di dialogo, che sono gli aspetti che più amo del lavoro di traduzione, sono presenti più assiduamente nel fumetto che non in manuali e regolamenti, dove a volte possono latitare per molte pagine; infatti mi sforzo di mantenere alcune collaborazioni sul fronte fumettistico, anche se la cosa almeno per ora ha più le dimensioni di una passione personale che di una carriera alternativa vera e propria. Probabilmente mi sarei tuffato prima e con più intensità in quel settore, ma, per usare appunto un termine prettamente fumettistico, questo è materiale per un “What if...?”
In foto alcuni fumetti dell'ultima edizione di D&D

11) Puoi dirci cosa uscirà dopo “Guida degli Avventurieri alla Costa della Spada”?
Sono al corrente solo dei piani imminenti, non del calendario di pubblicazione a lungo termine, ma ho il permesso di annunciare ufficialmente che la prossima uscita è Princes of Apocalypse. Il Male Elementale incombe!


Grazie Fiorenzo per averci dedicato un po' del tuo tempo e grazie ancora per aver ufficializzato la prossima avventura che verrà tradotta dopo "Guida degli avventurieri alla costa della spada".


Che il D20 vi sia sempre favorevole!

Fabrizio Gemma
Marzio Spairani

P.S. : Ringraziamo l'utente  @Maxwell Monster del sito dragons' lair, per aver segnalato al redattore del seguente articolo, la nostra intervista.

https://www.dragonslair.it/index.html/news/aggiornamenti-sulla-situazione-di-dd-5e-in-italiano-maggio-2019-r1278/



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