intervista a... Michele Bonelli Di Salci
Michele Bonelli Di Salci
Bentornati sulle pagine di Ruoliclassici, oggi per la rubrica
“intervista a...” abbiamo il piacere di ospitare Michele Bonelli Di Salci, classe 1976, giocatore di ruolo che ha contribuito con il
suo lavoro alla diffusione del GDR in Italia, traducendo innumerevoli
manuali di GDR, di giochi per computer e perfino pubblicando dei GDR
come editore.
Ciao Michele, grazie
di aver dedicato un po’ del tuo prezioso tempo a noi di
Ruoliclassici, e aver accettato di farti intervistare.
Cominciamo:
- Michele Bonelli
di Salci, presentati ai nostri lettori
Ciao Ruoliclassici,
e grazie della richiesta di intervista. Devo dire che alla fine mi
sono fatto convincere dal buon Fabrizio, visto che in questi ultimi
anni ne avevo rifiutata più di una. Poi anche un po’ spinto dai
miei editori mi sono deciso a farmi un po’ più sentire. Da dove
cominciare? Nato e cresciuto a Roma, spero che negli ultimi venti
anni (cavolo è una cifra grossa) vi sia passato tra le mani almeno
un manuale di quelli che ho tradotto in italiano e che abbiate avuto
modo di apprezzare il lavoro svolto, che sia Dungeons & Dragons,
Il Richiamo di Cthulhu, Fading Suns, Lupo Solitario, Fiasco,
Symbaroum, Interface Zero, World of Warcraft e le tante altre piccole
collaborazioni a cui ho partecipato e di cui di sicuro mi sto
dimenticando.
- Raccontaci di come hai conosciuto i GDR
In realtà nasce
tutto in quarta o quinta elementare (non ricordo con precisione),
quando il mio compagno di classe Riccardo mi presentò il primo
librogame di Lupo Solitario: avevo la fortuna di abitare vicinissimo
alla Città del Sole di via della Scrofa e lì il mitico, da me
ribattezzato più tardi, Barbazu (al secolo Alessandro Vecchiarelli,
che prima lavorava a Strategia & Tattica) mi introdusse a questo
fantastico mondo.
- Quando, come e perché hai fatto il “grande salto” da semplice giocatore ad editore e traduttore professionista?
Da piccolissimo mi
rodeva molto il non poter leggere le pile e pile di manuali in
inglese che c’erano alla Città del Sole, quindi iniziai a tradurre
da solo, con risultati a dir poco catastrofici, addirittura
Middle-Earth Role-Playing Game (il Gioco di Ruolo del Signore degli
Anelli o GIRSA, poi tradotto in italiano da Stratelibri qualche anno
dopo, la mia copia ha ancora gli appunti di traduzione a penna
scritti sulle pagine interne del libro). Non demorsi e quindi posso
dire che praticamente imparai l’inglese sui libri di giochi di
ruolo (ma figurati che il primo anno di liceo mi rimandarono in
inglese e mi bocciarono addirittura a settembre… giuro! Molti miei
amici dicono che in realtà fu quella la molla. Però voi non vi fate
bocciare). Non so cosa scattò ma iniziai a leggere e tradurre
all'impronta: che fossero fumetti della Marvel o romanzi (lessi
tutto Douglas Adams in inglese) o libri di giochi di ruolo o vedere i
film in lingua (Wayne’s World <3). Ovviamente avevo cominciato a
giocare con i miei amici e tradurre esclusivamente per loro, ma poi,
quasi per scherzo, con Max Lambertini, traducemmo prima Fuzion e poi
FUDGE. Massimo Bianchini di 25 Edition, che all’epoca bazzicava la
neswletter it.hobby.giochi.gdr notò il mio lavoro, mi contattò per
partecipare alla traduzione del videogioco Baldur’s Gate II, e dopo
due mesi mi trovai io, assieme a Chiara Battistini e Fiorenzo Delle
Rupi a reggere le fila della nuova edizione cartacea di Dungeons &
Dragons, la 3.0, poi 3.5. Anche se devo ammettere dovrò sempre
ringraziare Guido “Telstar” De Palma e Fabio Milito Pagliara per
avermi suggerito a Massimo all'epoca.
- Raccontaci difficoltà, successi, aneddoti legati al mondo lavoro professionistico dietro al GDR
Come traduttore non
c’è molto da raccontare: essendo un lavoro pagato sulla mole di
lavoro effettuato, posso raccontarti di nottate insonni, per
rispettare le consegne e poco altro: non c’è nulla di
particolarmente epico. Ultimamente il lavoro è ancora più folle, da
quando ho assunto le mansioni di Line Editor E Traduttore a Raven per
Il Richiamo di Cthulhu (ai tempi di Editori Folli mi occupavo solo
della revisione finale, e quasi tutto il lavoro di traduzione era
coordinato da Emanuele Granatello, l’attuale boss di Kaizoku Press,
che iniziò a lavorare con me su Fading Suns prima e World of
Warcraft poi). Per dirti sono incredibilmente orgoglioso di aver
fatto tradurre, revisionare e impaginare I Miti di Cthulhu, 450
pagine di manuale, in soli 60 giorni, e per questo devo ringraziare
Nicola Ricottone che mi ha dato una mano sulla traduzione, Alessandro
Gnasso che ha revisionato in maniera impeccabile e Antonio D’Achille,
al solito gentilissimo e disponibilissimo in fase di impaginazione.
La prima volta che mi posso dire da solo, cavolo quanto siamo stati
bravi e aver vinto addirittura un premio, alla Play appena passata,
per questo volume mi ha fatto felicissimo.
Come editore,
sicuramente bisogna sapersi fare due conti e programmare bene le
proprie spese: non è che ogni volta posso incontrare nella mia vita
un mecenate come Emanuele Rastelli di 25 Edition che decide di
investire su di me: lui e suo padre mi furono delle vere e proprie
chiocce, e la fine di 25 Edition mi dispiacque molto. Tutt'oggi,
ogni tanto, con Emanuele ci sentiamo in chat, e ci viene da sorridere
a ripensare a quei tempi, alle GenCon fatte assieme, ai progetti di
un’epoca in cui sembrava potessimo fare di tutto. Oggi invece mi
rendo conto ogni giorno quando discutiamo di programmi editoriali con
Roberto Petrillo, il mio capoccia a Raven, ma anche vedendo come si
muove Gionata Dal Farra, l’altro mio capo, di SpaceOrange42, che
bisogna essere oculati a ogni singola mossa che si fa. Direi che come
editore avevo un approccio troppo folle, che spesso mi trascino in
altre attività imprenditoriali. Oggi come oggi o sei un
distributore/hai un tuo negozio che permette di compensare le
attività editoriali, o come casa editrice puoi esistere solo se hai
qualcun altro che praticamente ti finanzia il lavoro. Quando i soldi
non sono tuoi, è tutto molto più facile.
- Parlaci di come lavori, usi dizionari, vocabolari, usi due schermi del PC, oppure usi i manuali in lingua originale cartacei come glossari, che programmi usi per impaginare, hai uno studio in casa dove lavori, oppure traduci in ufficio?
Prima di tutto non
impagino… lo fa l’impaginatore, non ho mai imparato tranne le
basi del Word (su cui comunque riesco a fare dei lavori niente male,
per essere Word). Di recente ho iniziato a usare due schermi: un 24
pollici da cui ti sto scrivendo adesso, più lo schermo del laptop,
ma questo è dovuto all'eccessivo sforzo della vista. Però dalla
mia ho sempre sapientemente usato il comando ALT+TAB per passare da
una schermata all'altra. All'alba dei tempi, in 25 Edition,
usavamo i manuali per tradurre, ma oggi sarebbe follia. PDF,
possibilmente OCR, e via così… il modo più facile per tradurre. I
vocabolari sono quelli online, ma fermarsi a Wordreference come fanno
molti è limitante. Bisogna prendere tutti gli strumenti a
disposizione, da Contexto Reverse, Wikipedia, Urban Dictionary, il
vocabolario dei Sinonimi e dei Contrari, l’Enciclopedia Italiana e
non solo. Sono tutti strumenti fondamentali… anche il comando cerca
di Google, a volte, è una salvata.
Per il lavoro,
preferisco lavorare a tarda notte dallo studio di casa, perché è
l’unico momento in cui non mi disturbano.
- Hai dei traduttori a cui ti ispiri per il loro ottimo lavoro? E se sì, cosa hanno tradotto?
Onestamente, no.
Però ogni volta che sento la storia di Vittoria Alliata di
Villafranca e della sua traduzione del Signore degli Anelli a 17
anni, con i mezzi dell’epoca, mi vengono i brividi al pensiero. Pur
con tutti i suoi difetti, è una versione italiana davvero
spettacolare, seppur non fedelissima all'originale, ma comunque
totalmente funzionale. Trovo invece molta difficoltà con i
traduttori classici lovecraftiani, che per rendere meglio certi
concetti in italiano hanno tagliato e modificato parecchie cose,
spesso perdendone il senso. Me ne sono reso conto di recente nella
ritraduzione de Il Richiamo di Cthulhu (il racconto), dove tante
volte nella traduzione storica ci sono elementi spariti, che
ricompaiono poi nel gdr, ma che tu, lettore italiano, non hai idea di
cosa siano, perché nelle precedenti edizioni italiane erano stati
totalmente alterati se non addirittura rimossi tout court.
- Quale GDR non hai tradotto ma ti sarebbe piaciuto poterlo fare?
In realtà con
l’inizio della traduzione di Vampiri: Secoli Bui Edizione
Ventennale (spoiler) ho completato la sacra triade: Dungeons &
Dragons, Il Richiamo di Cthulhu e Vampiri (in realtà avevo messo già
lo zampino su “Le Ultime Notti” tanti anni fa, ma non avevo
tradotto nulla, solo ideato l’opera). Oggi come oggi posso dirmi
felice di aver tradotto tutto quello che per me contava davvero.
Ecco, forse Hero System, per gusto personale (Fuzion non è proprio
la stessa cosa). Over the Edge l’ho “tradotto” con
l’adattamento di Wanton RPG su Editori Folli.
- In questi ultimi anni stai traducendo la settima edizione del Richiamo di Cthulhu, puoi svelarci qualche novità in anteprima (oltre le uscite di Lucca)?
In realtà no,
perché ancora non abbiamo definito i piani futuri: sicuramente
cercheremo di recuperare la produzione americana, perché hanno
prodotto manuali eccezionali, e ora il gioco sta andando benissimo.
Più ci sono altre cose top secret che non possiamo annunciare,
sempre di Cthulhu, perché non abbiamo ancora i permessi per
dichiararli. Ci sono talmente tante cose in ballo, ma purtroppo non
sono autorizzato a parlarne: quello che vi posso dire è che sto
lavorando a portare la mega-campagna “Le Maschere di Nyarlathotep”
per Lucca 2019, stiamo finendo di impaginare la Guida del Custode e
poi sicuramente guardiamo a Orrore Sull’Orient Express e Regno del
Terrore. Ma non solo, il libro sull'Australia e quello su Berlino
sono sicuramente dei must, ma anche il supplemento western è nella
lista di quelli da fare. E poi c’è quello di cui non possiamo
parlare.
- Giochi ancora di ruolo, e se sì, a cosa?
In realtà no.
Giochiamo tutte le settimane da tavolo con i miei amici, ma non ho
più le risorse mentali per mettermi a giocare di ruolo. Smetto di
lavorare che sono sfinito, e il fine settimana, in realtà, o lavoro,
o sto con mia moglie e mio figlio. Ogni tanto guardo quella libreria
di più di 1.000 manuali e mi chiedo cosa ne farò… ma poi sono
troppo pigro (un po’ di roba l’ho iniziata a vendere di recente,
rendendomi conto che proprio non vi avevo alcun legame affettivo e
stavano lì a prendere polvere da anni, manco sfogliati).
A pensarci bene,
però, potrei dire che in questo periodo sto, in un certo senso,
“giocando di ruolo”: è in realtà un gioco da tavolo con
elementi RPG, un dark fantasy come piace a me, che si chiama
Folklore: The Affliction. Se non fosse per certi difetti di design
(che comunque lo rendono MOOOOLTO simile a un gdr) direi che è
esattamente quello che cercavo. Sicuramente meglio del tanto
decantato Gloomhaven che è un rompicapo con la verniciatura fantasy,
che sta lì, sugli scaffali a prendere polvere e non invoglia nessuno
di noi a giocare dopo averne letto le recensioni. La gente vuole le
belle storie da raccontare, non i numeri da calcolare. Almeno la
gente che si siede al tavolo con me.
- Cosa ne pensi del mercato attuale del gioco di ruolo?
Che finalmente è
rinato e sta ritornando ai tempi d’oro dei primi anni ’90 e primi
anni 2000, e che questa volta ha tutte le caratteristiche per
resistere e prosperare.
- Immagina di avere una palla di cristallo, o (se preferisci) incantesimo di preveggenza, come credi che sarà il GDR tra qualche anno?
L’online la farà
definitivamente da padrone, e con esso bisognerà studiare nuovi modi
per renderlo parte veramente integrante dell’attività ludica. Già
ora molti programmi permettono di sfruttare questa modalità di
gioco. Se vuole sopravvivere, ecco, il gdr deve porsi in questa
maniera. L’idealismo di vecchi come me che puntano ancora tutto
sulla parte narrativa deve far posto a quello che è il nuovo che
avanza. Detto questo, la cosa buona dei giochi di ruolo è che non
scadono, e nessuno mi può impedire di divertirmi con i miei vecchi
compari e la mia vecchia copia di Tunnel & Troll.
- Credi che D&D 5° edizione abbia ravvivato il settore, oppure pensi più ad una andamento ciclico (indipendente dall'uscita della 5°) dopo il periodo nero causato dalla 4° edizione “che non esiste”?
La 4a edizione
era così sbagliata sotto tanti punti di vista che non saprei neppure
da dove cominciare. Aveva sacrificato tutta la parte narrativa e di
immaginario per creare un gioco di poteri tappabili (cit. Magic),
oltretutto abbattendo vacche sacre come i poteri e, in un periodo in
cui l’aspetto grafico la fa da padrone, presentandosi con una
grafica dei manuali fredda, asettica. Hanno pensato troppo a fare il
gioco “indie” di massa e poco alla storia. Pathfinder con tutti i
suoi “difetti”, vinse perché alle regole, alle combo e a tutto
il resto, compensò con le storie, con gli Adventure Path, un filone
che come si vede la 5a ha ripreso. No, non penso che
questa volta ci sarà il tracollo. Il GdR è tornato per restare e
questa volta Dungeons & Dragons non sarà da solo, perché per
Vampiri e Il Richiamo di Cthulhu ci sono grandi cose all’orizzonte.
Soprattutto ci sono grandi storie da raccontare.
- Cosa ne pensi dei social e degli utenti “Geek” e “Nerd” che popolano i gruppi su Facebook dedicati ai GDR?Hai presente l’hashtag che ho lanciato scherzosamente sulla mia pagina personale Facebook? #anmd? Ecco se conosci cosa vuol dire l’acronimo, sai che ne penso.
Grazie Michele Bonelli di Salci
Che il D20 vi sia sempre favorevole!
Fabrizio Gemma
Marzio Spairani
Marzio Spairani
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